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Il lato inascoltato della consulenza finanziaria

3/9/2024 | Francesco D'Arco

Cosa ereditiamo dall'8 marzo 2024? La conferma che non siamo in grado di ridurre le barriere all'ingresso per le donne.


Nella giornata di venerdì 8 marzo 2024, la Banca d’Italia, nel celebrare la Giornata Internazionale della Donna, ha diffuso il quaderno di ricerca “Women in economics: the role of gendered references at entry in the profession” a firma di Audinga Baltrunaite, Alessandra Casarico e Lucia Rizzica. L’obiettivo del lavoro è quello di stimare se e in che misura le studentesse laureate sono soggette a diverse pratiche di scrittura delle lettere di referenza e come queste ultime si relazionino al successo della loro carriera.

In particolare, i professionisti della Banca d’Italia hanno analizzato le differenze di genere nel modo in cui i candidati vengono descritti dai loro rispettivi sponsor e hanno valutato la presenza di stereotipi di genere impliciti veicolati dal linguaggio utilizzato. I risultati confermano purtroppo che la strada per raggiungere la parità di genere è ancora lunga. Ma soprattutto che ancora non è stato superato neanche il primo scoglio: quello del linguaggio.

“A tal fine” si legge nel rapporto diffuso dalla Banca d’Italia, “abbiamo creato un nuovo set di dati contenente informazioni sui candidati del mercato del lavoro che si propongono a due importanti istituzioni che assumono sul mercato internazionale economisti junior. La nostra analisi combina informazioni sulle caratteristiche demografiche e sui risultati del mercato del lavoro con un insieme innovativo di misure costruite attraverso l’analisi del testo delle lettere di referenza dei candidati”. I risultati rivelano significative differenze di genere nel modo in cui i candidati maschi e femmine vengono presentati sul mercato del lavoro.

Le differenze riguardano, non solo, alcuni fattori osservabili, come la probabilità di avere un consulente donna, o il numero di sponsor, ma anche il modo in cui vengono descritti nelle lettere di referenza dalle figure senior.

Secondo quanto rivelato dal quaderno di ricerca della Banca d’Italia le candidate donne “vengono costantemente descritte più in termini di diligenti e laboriose piuttosto che eccezionali o brillanti. Collegando queste informazioni con indicatori di successo professionale, scopriamo che tali caratteristiche si riferiscono al posizionamento dei candidati riducendo il successo delle dottorande negli esiti di carriera iniziali e attuali e nelle pubblicazioni”. Differenze che emergono soprattutto quando si analizzano le descrizioni dei candidati scritte da sponsor uomini. Mentre nel caso di sponsor donne, nei testi, non emergono differenze in base al genere del candidato.

Inoltre, “i candidati donne e uomini hanno vantaggi diversi nel modo in cui vengono descritti: in particolare, le donne non traggono quasi alcun beneficio dall’essere descritte in termini eclatanti, mentre vengono danneggiate quando descritte in termini negativi”. Come osservano le autrici del volume della Banca d’Italia “l’uso delle referenze non è affatto limitato al mondo accademico. Ad esempio, le revisioni delle prestazioni sono strumenti chiave nelle organizzazioni per valutare le prestazioni dei dipendenti e, sebbene abbiano il vantaggio di stabilire obiettivi e progettare traiettorie di carriera, il loro linguaggio potrebbe essere influenzato dalle impressioni soggettive dei manager/valutatori e riflettere stereotipi impliciti sulle caratteristiche e sui ruoli degli uomini e delle donne”. Non è esente da questa sfida il mondo della consulenza finanziaria. 

Recentemente ho avuto l'occasione di confrontarmi con una professionista affermata del settore che mi ricordava che, come Advisor, siamo stati i primi a dare spazio al tema “cf al femminile". Un'iniziativa che aveva numerosi pregi ma che poi, come spesso accade in queste situazioni, si è fermata perché non trovava più il giusto seguito. Come Advisor, e non solo, possiamo e dobbiamo fare di più. E questo “di più” può partire da un cambio di rotta nelle parole utilizzate quando affrontiamo il tema della parità di genere, come dimostra la ricerca della Banca d’Italia. 

Per questo ritengo sia urgente dare maggiore spazio alle voci femminili autorevoli del settore della consulenza finanziaria e del risparmio gestito. Solo così riusciremo a non cadere nella trappola del pregiudizio nascosto. E solo così impareremo ad ascoltare con attenzione i messaggi che accompagnano questa infinita battaglia.

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