“Credo che la crisi abbia comunque rafforzato la figura del consulente finanziario. In altri settori è emersa la forza della disintermediazione, ma nel nostro il valore della relazione ne esce rafforzato per i risultati concreti di protezione che è riuscito a garantire e per i servizi di vicinanza ai bisogni dei clienti”. Marco Bernardi, vicedirettore generale di Banca Generali, intervistato da advisoronline.it, prevede che la consulenza avrà un ruolo sempre più centrale nel prossimo futuro. Poi sottolinea come "le gestioni alternative siano uscite vincenti da queste settimane di fortissima volatilità, così come determinati ambiti".

Come sarà la consulenza nel mondo post Coronavirus?
"Sicuramente la pandemia da Covid-19 ci lascerà nuovi paradigmi che guideranno la consulenza finanziaria verso nuovi passi avanti rispetto al passato. La diffusione del virus, infatti, ha accelerato tutti quei trend di evoluzione della nostra professione che già erano in atto da tempo ma che oggi sono ormai una realtà. Penso ad esempio a tutto ciò che riguarda la digitalizzazione, con particolare riguardo alle fasi di execution e interazione a distanza che credo resterà anche dopo il superamento dell’emergenza. Mi aspetto anche nuovi bisogni dalla clientela. La crisi ha infatti dimostrato l’importanza della diversificazione e della decorrelazione anche di determinate asset-class dalle oscillazioni stesse dei mercati. Le gestioni alternative sono uscite vincenti da queste settimane di fortissima volatilità, così come determinati ambiti tematici: pensiamo alla tecnologia o i trend del futuro in termini demografico-sanitori, o hi tech; oppure alle soluzioni ESG che hanno mostrato maggiore resilienza ai rischi di mercato. I risparmiatori sono sempre più consapevoli dei molteplici rischi che affrontano: non solo legato al sali e scendi dei titoli, ma anche di credito e di liquidità delle proprie posizioni. Per questo un consulente finanziario d’esperienza è sempre la figura più importante da avere al proprio fianco per riconoscere le incognite e i rischi dietro ogni scelta, proteggendo il nostro patrimonio e noi stesse anche da potenziali decisioni prese sull’onda dell’emotività. Per tornare al tema delle sfide della consulenza nel futuro, dal punto di vista operativo quindi mi aspetto quindi un aumento nella richiesta di strumenti dalla forte impronta assicurativa o di natura progressiva come i piani di accumulo che consentono di entrare sul mercato mediando nel tempo i rischi di volatilità. Il maggior livello di sensibilizzazione verso la situazione economica del Paese, porterà poi ad un maggiore riguardo da parte della clientela più sofisticata verso quelle realtà che maggiormente offrono strumenti in grado di connettere il risparmio privato all’economia reale".

Nello specifico, che cosa rimarrà del passato e che cosa cambierà radicalmente rispetto ai paradigmi pre crisi?
“Ci sarà sicuramente un maggior peso del digitale e di nuovi strumenti che necessariamente cambieranno le modalità di interazione tra il consulente e il cliente. Per rispondere a questo rinnovato contesto, il consulente non potrà far altro che continuare ad aggiungere competenze e per questo giocherà un ruolo fondamentale la formazione. In generale, come dicevo, credo che la crisi abbia comunque rafforzato la figura del consulente finanziario. In altri settori è emersa la forza della disintermediazione, ma nel nostro il valore della relazione ne esce rafforzato per i risultati concreti di protezione che è riuscito a garantire e per i servizi di vicinanza ai bisogni dei clienti”.