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Il cambiamento climatico ha un valore quantificabile

5/16/2022 | Redazione Advisor

Misurare rischi e opportunità degli investimenti net zero è possibile con il report TCFD, una rendicontazione trasparente che rivela l’efficacia ESG dei fondi.


Una delle funzioni essenziali dei mercati finanziari è quella di prezzare il rischio per sostenere decisioni informate ed efficienti di allocazione del capitale. Per svolgere questa funzione, i mercati finanziari hanno bisogno di informazioni accurate e tempestive da parte delle aziende. Senza le giuste informazioni, gli investitori rischiano di prezzare o valutare erroneamente le attività delle singole realtà giungendo ad una cattiva allocazione del proprio capitale.

Questa funzione è centrale per le società di gestione del risparmio che hanno la responsabilità di rispettare le aspettative dei sottoscrittori che hanno dato loro fiducia. 

Non si tratta di una funzione secondaria ma, forse, è una delle funzioni principali per chi svolge questa attività. Una funzione che assume una rilevanza ancora maggiore quando parliamo di sostenibilità: siamo sicuri che le aziende inserite all’interno dei fondi che si dichiarano ESG siano realmente sostenibili? Siamo sicuri che i fondi che si dichiarano articolo 8 e articolo 9 raggiungano gli obiettivi di sostenibilità dichiarati?

In gioco non c’è più soltanto la performance del singolo strumento ma la credibilità di un gestore e di intere società di gestione del risparmio. Per non dire la credibilità dell’intero sistema finanziario. 

Nasce probabilmente anche da questa convinzione la decisione del Financial Stability Board (FSB) - l’organismo che promuove e monitora la stabilità del sistema finanziario mondiale - di creare nel 2015 la Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) con il compito di elaborare una serie di raccomandazioni sulla rendicontazione dei rischi legati al cambiamento climatico. L’obiettivo è guidare e incoraggiare le aziende ad allineare le informazioni divulgate alle aspettative e alle esigenze degli investitori. 

In pratica, l’obiettivo è permettere che le aziende divulghino informazioni in grado di supportare gli investitori nel valutare e prezzare in modo appropriato una serie specifica di rischi come quelli climatici.

Tali obblighi verso gli investitori ricadono anche sui gestori che devono offrire una rendicontazione sempre più trasparente quando si parla di sostenibilità perché, come abbiamo detto più volte all’interno di questa rubrica, le parole non bastano più. Servono i fatti e servono documenti in grado di certificare tali “fatti”.

“Come società da sempre ci impegniamo a fornire agli investitori le informazioni più complete possibili: dalle schede dettagliate sulla nostra gamma di strategie al quadro generale nel nostro rapporto annuale sugli investimenti responsabili” spiega
Simona Merzagora, Managing Director di NN Investment Partners, che subito alza l’asticella della “trasparenza” annunciando la decisione della società di gestione di rafforzare “l’impegno verso la trasparenza con la pubblicazione del Task Force on Climate-related Financial Disclosures report che segue le linee guida indicata dal TCFD”. 

Il documento rivela le azioni a livello di governance, di strategia, di gestione del rischio, di valutazione delle metriche e degli obiettivi intraprese dai gestori di NN IP per prezzare adeguatamente il rischio climatico di ogni singolo investimento.

“Contribuire allo sforzo globale per affrontare il cambiamento climatico è al centro delle nostre attività di gestione patrimoniale” spiega Merzagora. “A tal fine, abbiamo costruito una struttura di governance che fornisce il supporto necessario per attuare la politica climatica adeguata a raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra”. Obiettivo che, per quanto riguarda gli investimenti di NN IP vuole essere raggiunto entro il 2050.

Alla fine del 2021, il 91% degli asset in gestione soddisfaceva i severi standard di NN IP in ambito ESG, rispetto al 74% dell’anno precedente. “Oggi 274 miliardi di euro del capitale investito nei nostri fondi è destinato a finanziare il passaggio verso un futuro più sostenibile” continua Merzagora. Considerando queste cifre, e dal momento che NN IP è un gestore attivo, è indispensabile che ci sia un’azione concreta e specifica verso le società inserite nei portafogli dei fondi NN IP. Un’azione volta “a incentivarle ad allinearsi con l’accordo di Parigi, a implementare un solido quadro di governance e a divulgare le loro emissioni, obiettivi e progressi sulle questioni relative ai cambiamenti climatici. Ciò garantisce che il denaro dei nostri clienti venga utilizzato per costruire un mondo migliore e massimizza il valore dei nostri investimenti, perché riteniamo che un comportamento aziendale sostenibile migliori i rendimenti”.

Ma, come dicevamo, ora è il tempo di passare dalle parole ai fatti ed è per questo che, analizzando il Task Force on Climate-related Financial Disclosures report, salta all’occhio l’esempio concreto degli effetti di questa strategia di gestione su una realtà come Ecopetrol, compagnia petrolifera nazionale colombiana.

L’approccio attivo di NN IP, infatti, include anche l’impegno verso le compagnie petrolifere e del gas sui rischi del cambiamento climatico e sulla necessità di condurle verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Per questo la società guidata in Italia da Simona Merzagora partecipa a Climate Action 100+, un’iniziativa guidata da investitori per garantire che le aziende più grandi del mondo che emettono gas serra intraprendano le azioni necessarie contro il cambiamento climatico.

Per diversi anni, NN IP ha sostenuto l’impegno di Climate Action 100+ con la compagnia petrolifera nazionale colombiana, Ecopetrol. Questo impegno si è concentrato sulla creazione di una solida governance climatica, sul raggiungimento di obiettivi di riduzione delle emissioni e sull’aumento degli investimenti dell’azienda in tecnologie a basse emissioni di carbonio e fonti rinnovabili.

Nel 2021, una pietra miliare fondamentale nell’impegno è stata raggiunta quando Ecopetrol è diventata la prima compagnia petrolifera e del gas in America Latina a impegnarsi a raggiungere zero emissioni nette di carbonio entro il 2050 per lo “scope 1” (emissioni dirette generate dall’azienda, la cui fonte è di proprietà o controllata dall’azienda) e 2 (emissioni indirette generate dall’energia acquistata e consumata dalla società). Entro il 2030, l’azienda cercherà di ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra del 25%. Inoltre, Ecopetrol mira a ridurre del 50% le proprie emissioni totali entro il 2050, compreso lo “scope 3” (comprende tutte le altre emissioni indirette che vengono generate dalla catena del valore dell’azienda).

La società ha presentato una road map per le riduzioni a breve, medio e lungo termine. Ha anche pubblicato il suo primo rapporto in linea con le raccomandazioni del TCFD. “Riteniamo che Ecopetrol si sia posizionata come leader climatico nella regione e NN IP continuerà a supportare l’azienda nella sua transizione” spiegano gli esperti di NN IP che ora guardano anche la mondo delle utility elettriche: “Il nostro obiettivo è incoraggiare i servizi di pubblica utilità a sviluppare piani di transizione energetica coerenti con l’accordo di Parigi, compresi un programma e tappe fondamentali per l’eliminazione graduale dell’uso del carbone” spiegano dalla società di gestione del risparmio che l’anno scorso ha continuato a soddisfare e a superare gli obiettivi con più utilities, tra cui il conglomerato ceco CEZ Group, che si è impegnato a raggiungere emissioni nette zero entro il 2050.

E se un’azienda non reagisce alle sollecitazioni dei gestori? La risposta è semplice, “se non vediamo alcun potenziale per cambiare in meglio il comportamento di un’azienda, applichiamo restrizioni agli investimenti che riflettono le nostre convinzioni, nonché le normative pertinenti e le norme internazionali” chiariscono da NN IP. “Nel 2021 abbiamo rafforzato i nostri criteri di restrizione in tutte le nostre strategie di investimento per le società coinvolte nell’estrazione di sabbie bituminose e nell’estrazione di carbone termico. Questa decisione faceva parte del nostro impegno a ridurre l’impronta di carbonio dei nostri investimenti in linea con la spinta globale verso lo zero netto. Ora si applicano le restrizioni alle aziende che ricavano più del 20% dei loro ricavi da queste attività, in calo rispetto al 30% in precedenza. Abbiamo stabilito criteri ancora più severi per il carbone termico - 5% delle entrate - per le nostre strategie sostenibili e di impatto”.

Dati alla mano l’attuazione delle raccomandazioni del TCFD è una parte essenziale per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C in linea con l’accordo di Parigi. Avere un quadro di divulgazione coerente aiuta tutti gli investitori a lungo termine a valutare le implicazioni finanziarie del cambiamento climatico in modo più efficace.

Questo approccio permette di “sbloccare” il valore potenziale di tutti gli investimenti permettendo di identificare i rischi e le opportunità associati al cambiamento climatico. Ma è un approccio che richiede competenze, per questo diventa fondamentale valutare il track record, in termini di esperienza e non solo di performance, delle società di gestione che propongono strumenti etichettati come ESG.

Rimane aperta un’ultima domanda: ad oggi, considerando i dati forniti dalle aziende nei vari settori, quando parliamo di cambiamento climatico sono più i rischi o le opportunità?

“Le nostre analisi hanno mostrato che per un portafoglio globale e diversificato, l’impatto del cambiamento climatico è moderato a breve termine, ma può aumentare in un arco di tempo più lungo” rispondono da NN IP. “Nel periodo che precede il 2030, prevediamo significativi rischi di transizione nei settori dell’edilizia e della chimica, ad esempio, mentre i rischi dovrebbero essere moderati per i settori petrolifero, automobilistico e manifatturiero. I rischi di transizione dovrebbero aumentare entro il 2040 per settori come petrolio e gas, servizi pubblici, automobilistico e manifatturiero.

La nostra analisi ha, invece, individuato opportunità a breve termine per i settori automobilistico e chimico. Prevediamo opportunità da moderate a elevate per la maggior parte dei settori entro il 2040, ad eccezione di alimenti e bevande, produzione di energia (combustibili fossili), trasporti e assistenza sanitaria”. Insomma: non luccica tutto quello che è green.



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