Tempo di lettura: 7min

Nessuna sosta per i green bond

7/21/2022 | Redazione Advisor

Dal 2013, anno della prima emissione corporate, questo mercato non ha conosciuto battute d’arresto. E per il 2022 le previsioni rimangono positive.


“I green bond sono ormai un mercato mainstream del reddito fisso e ci aspettiamo che questa rapida crescita continui. Prevediamo che le emissioni raggiungeranno i 600 miliardi di euro nel 2022, nonostante la flessione del 1° trimestre, con l’Europa che alimenterà la crescita dei green bond attraverso il piano di rilancio NextGenerationEU. Ci auguriamo che anche la regolamentazione continui a rafforzare e ampliare il mercato, richiedendo una maggiore divulgazione e trasparenza”. Bram Bos, Lead Portfolio Manager Green Bond di NN Investment Partners, non crede che l’attuale situazione geopolitica possa frenare un trend che è partito nel 2007 ed è proseguito senza sosta per tutti questi anni.

Il primo green bond è stato, infatti, emesso nel 2007 dalla Banca Europea per gli Investimenti, seguita l’anno dopo dalla Banca Mondiale. E nel 2013 è arrivato il primo green corporate bond al mondo emesso dalla società immobiliare svedese Vasakronan. Quella che inizialmente è stata una crescita lenta è poi decollata con la pubblicazione, nel 2014 da parte dell’ICMA, dei Green Bond Principles. Il resto lo hanno fatto la firma dell’accordo di Parigi e l’adozione degli SDG delle Nazioni Unite l’anno successivo che hanno stimolato un’ulteriore espansione di questi strumenti, grazie alla crescente mobilitazione di governi e imprese per affrontare il cambiamento climatico. 

Numeri alla mano, dal 2015 il mercato è cresciuto in media del 60% all’anno raggiungendo nel 2021 1,1 trilioni di euro: “il mercato è ora sufficientemente grande da poter dare un contributo tangibile alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra” si legge nell’ultimo Green Bond Impact Report di NN Investment Partners (NN IP).

Secondo il Report di NN IP, i green bond stanno svolgendo un ruolo sempre più significativo non solo nello spostamento di capitali verso attività sostenibili, ma anche nel garantire che le aziende aumentino il loro impegno nei confronti degli investitori e rafforzino le proprie ambizioni di sostenibilità.

In particolare, ricordiamo, che i green bond si distinguono dai titoli a reddito fisso convenzionali per il fatto che i proventi sono destinati a progetti nuovi ed esistenti che producono benefici ambientali e un’economia più sostenibile. Tra questi figurano le energie rinnovabili, gli edifici ecologici, la gestione delle acque, i trasporti puliti e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Ma rimane sempre aperto il dubbio: come si riesce a capire se i titoli generano capitale aggiuntivo per la protezione dell’ambiente e l’azione per il clima, dato che possono essere emessi per rifinanziare progetti o strutture verdi già esistenti dell’azienda? 

“Per ovviare a questo problema, la strategia green bond di NN IP adotta l’approccio secondo cui l’obbligazione da sola non è sufficiente a garantire l’etichetta verde e che il soggetto emittente deve anche impegnarsi in comportamenti sostenibili affinché il suo green bond superi il vaglio” spiegano gli esperti di NN IP. “Fortunatamente, la ricerca di NN IP ha dimostrato che gli emittenti di green bond hanno una probabilità molto più alta di aderire allo scenario di 1,5°C o 2°C previsto dall’Accordo di Parigi rispetto agli emittenti di bond non green. Tuttavia, anche se questo indicherebbe che gli emittenti di green bond si stanno impegnando in media in un comportamento più sostenibile, l’engagement è fondamentale per garantire la massima ambizione attraverso la collaborazione”. 

Insomma rispetto a quel lontano 2007, e soprattutto rispetto al 2013, anno in cui è stato emesso il primo green corporate bond, gli investitori conoscono le aziende in cui investono. “Il dialogo frequente con gli emittenti durante l’intero ciclo di vita di un’obbligazione, dalla preparazione all’emissione fino alla rendicontazione dell’impatto, fornisce anche un input vitale per la nostra analisi. L’engagement ci permette di migliorare la nostra comprensione degli emittenti e di consigliarli sulle migliori pratiche”, spiega Kaili Mao, Green Bond analyst di NN Investment Partners.

Lo scorso anno NN IP ha dialogato con 87 emittenti di green bond operanti in 10 settori in tutto il mondo. Un esempio? Il suo impegno con Mercedes Benz, che mira a raggiungere la neutralità delle emissioni di CO2 per la sua nuova flotta di passeggeri e per tutti i suoi impianti di produzione entro il 2039. Ha emesso obbligazioni verdi destinate a un progetto che dà una seconda vita alle batterie che non possono più essere utilizzate nei veicoli come parte di un sistema di stoccaggio dell’elettricità. L’impatto di NN IP attribuibile al bond è di 60 tonnellate metriche di emissioni di gas serra evitate ogni anno per 1 milione di euro di investimento.

Il report mostra anche che le emissioni annue di gas a effetto serra (GHG) evitate sono il parametro di impatto dei green bond più frequentemente riportato. Questo dato deriva da una serie di progetti, come gli impianti di energia rinnovabile che contribuiscono a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e i trasporti pubblici che consentono alle persone di viaggiare meno in auto private.

Questa metrica per i suoi quattro fondi - NN (L) Green Bond, NN (L) Corporate Green Bond, NN (L) Sovereign Green Bond e NN (L) Green Bond Short Duration - mostra che le emissioni di gas serra evitate sono state pari a 532.920 tonnellate metriche di CO2 nel 2021. Le maggiori emissioni evitate per milioni di euro investiti in NN (L) Corporate Green Bond sono attribuite alla maggiore percentuale di allocazione alla categoria delle energie alternative.

Il calcolo delle metriche di impatto di NN IP si basa sui dati del proprio database di green bond. NN IP tiene traccia e valuta 1.140 obbligazioni che coprono 10 settori in 51 Paesi/regioni.

Ma cosa spinge gli esperti di NN IP a prevedere emissioni per 600 miliardi di euro nel corso del 2022? Una risposta arriva dalla regolamentazione.

Già nel 2021 l’introduzione della tassonomia dell’UE, che stabilisce criteri green specifici per progetti e attività economiche, è stata importante per incoraggiare gli investimenti. Non solo. L’UE ha avviato l’emissione di green bond nell’ambito del suo programma di recupero NextGenerationEU.

E guardando al futuro ci si aspetta una nuova spinta dal momento che la regolamentazione rafforzerà e amplierà ulteriormente il mercato richiedendo una maggiore informativa e trasparenza. In Europa, infatti, i gestori patrimoniali e gli altri partecipanti ai mercati finanziari stanno intensificando i rapporti per conformarsi alla Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), comprendendo informazioni sempre più dettagliate su come ridurre gli impatti negativi che i loro investimenti potrebbero avere sull’ambiente.

In generale, le aziende devono anche far fronte a regole di rendicontazione più rigorose. In Europa, infatti, la direttiva sull’informativa non finanziaria richiede a circa 11.700 grandi aziende di divulgare informazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) specifiche. E secondo quanto previsto nella Corporate Sustainability Reporting Directive proposta di recente, tale obbligo si potrebbe estendere a circa 50.000 società.

Queste iniziative normative dovrebbero incoraggiare le aziende ad adottare modelli di business più sostenibili, ampliando l’universo investibile per gli investitori in green bond. Fornendo maggiore trasparenza e comparabilità dei dati ESG, queste normative dovrebbero anche aumentare la credibilità del mercato degli investimenti sostenibili, compresi i green bond, portando quindi ad un aumento degli investimenti.

Qual è, però, l’area geografica di maggiore interesse quando si guarda al mondo dei green bond? Gli esperti di NN IP non hanno dubbi: l’Europa.

L’Europa rimane il più grande mercato di obbligazioni verdi corporate e governative, e ciò si riflette nelle allocazioni regionali dei nostri fondi” si legge nel report di NN IP. “L’elevata percentuale di allocazione dei nostri fondi in Europa è rimasta abbastanza costante nel corso degli anni e mostra il predominio degli emittenti del Vecchio Continente. Ciò è particolarmente evidente per i fondi NN (L) Green Bond e NN (L) Sovereign Green Bond, che nella loro allocazione geografica prediligono le emissioni sovrane europee. La forte ponderazione dell’Europa evidenzia anche la differenza di qualità dei quadri di green bond e dei piani di transizione. Nel nostro database, l’85% delle obbligazioni dichiarate verdi dei 27 paesi dell’UE è etichettato come green anche per noi, mentre questa cifra è solo del 41% per gli emittenti statunitensi e asiatici”.

Insomma, dati alla mano, i green bond sono un’alternativa forte e sostenibile per gli investitori a reddito fisso. Non solo. I green bond consentono agli investitori di avere un impatto ambientale positivo senza sacrificare la liquidità o i rendimenti. La grande quantità di investimenti necessari per finanziare la risposta del mondo alla crisi climatica e per costruire un’economia sostenibile evidenzia che i green bond sono più importanti che mai. “Con l’aumento delle emissioni per soddisfare questa domanda, le opportunità per gli investitori di rendere più verdi i loro portafogli continueranno ad aumentare”, parola di NN IP.



Scarica il PDF del Focus ESG

In collaborazione con

 

 

 

 

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?