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Ragaini (AIPB): private banking italiano cresciuto dell'8,2% in un anno. Assicurazioni in calo

11/27/2023 | Daniele Barzaghi

Attrarre la prossima generazione di clienti private, ampliare il concetto di protezione e cogliere opportunità dai processi di innovazione saranno i tre macrotemi di riflessione del XIX Forum AIPB


L’industria italiana del private banking è cresciuta nel 2023 del +8,2% portando le masse in gestione dai 994 miliardi del 2022 alla nuova quota di 1.076 miliardi, trainata dall’effetto mercato (+2,9%) ma soprattutto, e questo è il dato più interessante, dalla nuova raccolta (+5,3%).

 

Un dato rimarchevole soprattutto se paragonato alla crescita annuale dell’industria non private pari a un più modesto +0,3% dettato da una raccolta negativa al -0,7%.

 

“Le preoccupazioni delle famiglie di fascia private, ovvero con patrimoni finanziari superiori ai 500.000 euro, hanno orientato le preferenze di investimento verso gli investimenti che hanno maggiormente beneficiato dell’aumento di tassi di interessi” segnala Andrea Ragaini (in foto), presidente di AIPB, l’assocazione italiana degli operatori del comparto. “Titoli di Stato e obbligazioni sono così cresciuti del 33% sul valore totale degli asset gestiti, con un contributo marginale delle azioni. I fondi di investimento e le gestioni patrimoniali hanno registrato una crescita positiva ma significamente inferiore mentre il comparto assicurativo ha subito un calo del -1,7%. Insomma si sono interrotte tendenze di lungo periodo, visto che anche la liquidità è calata dopo 10 anni di crescita ininterrotta e il risparmio amministrato, dopo 15 anni di flessione, ha subito un deciso rimbalzo”.

 

 

La forte crescita della consulenza evoluta (15 miliardi e +25% nel primo semestre 2023), elemento caratterizzante l’industria del private banking, è stata agevolata dalle tre caratteristiche di servizio maggiormente apprezzate dalla clientela, secondo un’indagine AIPB BVA-Doxa:  professionalità (citata dal 90% del campione), personalizzazione (86%) e propositività (85%).

 

Da questa situazione attuale sono nati gli obiettivi programmatici dell’attuale strategia di AIPB e che informeranno anche la diciannovesima edizione del Forum AIPB, intitolato “Un patto tra generazioni: l’agenda del private banking”, che si terrà domani mattina (il 28 novembre) a Milano, presso Palazzo Mezzanotte. Tre obiettivi, per l’esattezza: attrarre la prossima generazione di clienti private, ampliare il concetto di protezione, e cogliere opportunità dai processi di innovazione.

 

Il private banking italiano sta gestendo oggi contemporaneamente cinque generazioni di clienti (il 32% delle masse appartiene a clienti con oltre 74 anni, il 23% a clienti tra i 65 e i 74 anni, il 25% tra i 55 e i 64 anni, l’11% tra i 45 e i 54 anni e il 9% a clienti con meno di 44 anni)  e “sempre più i private banker dovranno essere in grado di incorporare anche le esigenze dei genitori e dei figli dei clienti”, come evidenziato da Ragaini.

 

 

Nei prossimi anni ci saranno ingenti passaggi di ricchezza: 180 miliardi di euro entro il 2028, 300 entro il 2033” rimarca il presidente di AIPB. “E, visto che ben il 58% dei clienti over 74 non coinvolge i figli - ormai 40-50enni - nella gestione del patrimonio i banker rischiano i perdere larga parte di clientela, visto che solo nel 23% dei passaggi generazionali viene confermato il consulente patrimoniale di famiglia”. Insomma, come ben rimarcato, la nuova generazione su cui lavorare non è formata da universitari o minorenni ma da persone inquadrate nelle statistiche tra i 45 e i 54 anni di età.

 

Fil rouge tra le generazioni e strumento per ampliare il concetto di protezione può essere rappresentato dalla gestione del patrimonio immobiliare delle famiglie private che oggi corrisponde al 53% della loro ricchezza totale. “Un patrimonio immobiliare vecchio nell’86% dei casi, in un territorio fragile, dove il 94% dei comuni è a rischio frane, alluvioni o erosione costiera” sottolinea Ragaini.

 

Così come, sempre per dialogare con diverse generazioni è necessario cogliere le opportunità disruptive dei processi di innovazione. A partire dall’utilizzo dei dati detenuti dalle aziende e non utilizzati adeguatamente nell’80% - come segnala il Parlamento Europeo – per arrivare alle conseguenti adozioni di protocolli di intelligenza artificiale, oggi studiati da tutti i principali operatori di private banking.  

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