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6/1/2016 | Andrea Bazzani, B.I.G. INSURANCE BROKERS
Nell’ambito delle polizze vita aventi anche un aspetto finanziario, le rendite sono il prodotto più classico, presenti già nell’offerta vita delle compagnie sin dal’800. Nella versione standard si basano sul principio per cui la compagnia si assume il rischio di pagare una certa somma fintanto il beneficiario è in vita. Dunque la compagnia si assume il rischio della durata della vita della persona assicurata, inoltre si assume anche il rischio dell’ammontare della somma da pagare per il periodo assicurato e spesso anche garantisce una minima rivalutazione dello stesso.
L’assicurato si assume anch’esso un rischio dato che, se non diversamente stabilito, questo si assume il rischio che in caso di morte la compagnia non erogherà più la prestazione. In questo senso la rendita (polizza vita ramo I) si distingue dai prodotti di cd decumulo (ramo III o mista) in cui la compagnia svolge il solo compito di pagare una certa somma fintanto esista una capienza dell’investimento in polizza, senza rischio della durata della vita (finiti i soldi finita la prestazione). Attenzione che spesso quest’ultime vengono vendute come rendite ma non lo sono. La rendita è un tipico sistema per coprire il rischio di perdita di capacità reddituale e nell’ambito del risk management viene utilizzata per le persone che vogliono coprire il rischio dell’incapacità di generare redditi sufficienti alle proprie aspettative di spesa. In questo senso può essere proposto come soluzione a:
Anche per questo prodotto la fantasia commerciale delle compagnie negli anni ha integrato la versione standard con una serie di servizi aggiuntivi che spesso possono essere interessanti, alcuni esempi:
In un certo senso, le rendite sono un prodotto assicurativo accostabile a un prodotto pensionistico ma con maggiori flessibilità, potendo essere disegnata a misura delle esigenze del cliente. Si adatta bene a un risparmiatore con redditi non regolari come un professionista, un imprenditore o un consulente il quale ad un certo momento vorrebbe mettere a frutto un certo capitale. In questo senso. anche il regolatore Italiano favorisce questo prodotto non solo classificandolo tra le polizze Ramo I (dunque esenti da bollo) ma anche tassandolo con tassazione privilegiata sui redditi.
Essendo un tipico strumento di tutela del risparmio previdenziale gode anche di una reale protezione avverso i creditori dell’assicurato.
L’utilizzo di questo strumento non ha avuto ancora il successo che potrebbe prevedersi da quanto detto fin qui, nonostante si parli spesso della necessità di integrare la parte contributiva in vista di pensioni sempre più magre. Per i gestori del risparmio finanziario non sono un buon affare e anche per le compagnie assicurative le rendite hanno due elementi che al momento preoccupano: la durata della vita che tende ad allungarsi (comportando una reale difficoltà a quotare alla sottoscrizione la prestazione, lavoro degli attuari) e il capitale e rendimento minimo garantito (tasso tecnico) che sebbene in questo caso dilatato nel lungo periodo, rappresenta un elemento di rischio per la compagnia in un periodo di difficile remunerazione del capitale.
Per queste ragioni le rendite sono spesso un po’ appesantite dai costi, cosa particolarmente grave in un prodotto che fa dell’accumulo uno degli elementi di maggior vantaggio. Fortunatamente ogni anno nasce qualche nuovo prodotto e ruolo del broker che ha una visione completa del mercato è verificare le condizioni e scegliere il miglior prodotto per il cliente negoziando le condizioni al meglio. La rendita a nostro giudizio è il prodotto del futuro, in ogni senso, e tutti dovrebbero prenderne in considerazione la sottoscrizione per sé o per i propri cari.
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