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Fondi estero - vestiti, Pietro Giuliani risponde alla Consob

7/23/2015

Azimut chiude il semestre con profitti in volata a 180 milioni di euro e ricavi in forte crescita a 415 milioni. Il numero uno del gruppo: "I nostri financial partner non sono remunerati sulla base delle commissioni di performance"


“Riteniamo corretta e doverosa l’attenzione posta da Consob sulla tutela degli interessi dei clienti che è il principio e il fondamento su cui Azimut ha sempre agito. Prova ne sia che dal 1992 ad oggi, ‘nonostante’ le nostre commissioni di performance, la performance media ponderata netta ai nostri clienti è superiore a quella media dei nostri concorrenti nello stesso periodo di oltre 20 anni di oltre l’1% all’anno”. Così il presidente e ceo di Azimut, Pietro Giuliani (nella foto), commenta in una nota pubblicata in occasione della semestrale il recente monito della Consob sulla vendita di fondi esteri (o estero - vestiti), che in genere presentano un profilo commissionale più alto rispetto ai fondi di diritto italiano, ai clienti retail.

“È utile ricordare che i nostri financial partner – puntualizza Giuliani - non sono remunerati sulla base delle commissioni di performance e dunque non vi sono rischi che, in base a ciò, ai clienti venga consigliato un fondo piuttosto che un altro”. “Certo, sui costi deve esserci la totale trasparenza, ma chi fa questo lavoro – prosegue Giuliani - e si relaziona quotidianamente con i clienti, sa bene che alla fine quello che viene da loro riconosciuto sono i ritorni offerti e la qualità del servizio. Due semplici elementi che io stesso, come cliente, ho valutato quando a seguito della modifica del patto di sindacato di Azimut e la vendita del mio pacchetto di azioni ho deciso di investire il 100% dei 40 milioni, al netto delle tasse pagate, sui fondi lussemburghesi del gruppo senza alcuna agevolazione sulle commissioni di performance (Giuliani durante la conference call ha dichiarato di essere esposto all'azionario per il 75% e di essere pronto riacquistare azioni Azimut in una prossima fase di calo dei mercati, ndr). Se ritenessi quest’ultime un fardello avrei agito diversamente, magari nascondendomi dietro il principio della diversificazione, e così sicuramente farebbero anche i nostri 180.000 clienti. Se poi ci sarà un intervento normativo, non prevedo impatti di medio periodo come abbiamo dimostrato già nel 2005, con un repricing effettuato in seguito ad un cambio di normativa sui fondi italiani”.Il numero uno del gruppo, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conference call, ha aggiunto che "non è sua intenzione lasciare il gruppo e che si ricandiderà al prossimo cda". 

Quanto ai conti del primo semestre, che Giuliani ha ricordato essere “il miglior semestre del gruppo sotto il prodilo economico – finanziario”, il gruppo ha registrato un utile consolidato in forte crescita a 180 milioni di euro, +120% rispetto al risultato di 82 milioni di euro nei primi sei mesi del 2014. I ricavi nel periodo si attestano a 415 milioni (+61%) rispetto ai 258 milioni di un anno prima. Il totale delle masse gestite a fine giugno 2015 raggiunge i 30,2 miliardi, che sale a 35,2 miliardi se si considerano anche il risparmio amministrato e gestito da fondi di case terze direttamente collocati. La raccolta netta nei primi sei mesi dell’anno è stata di circa 3,9 miliardi, record storico per il gruppo, anche grazie al consolidamento delle masse di alcune joint venture estere che hanno contribuito per circa 1,6 miliardi, portando così il peso delle masse fuori dall’Italia a raggiungere il 12% sul totale. Non solo. Giuliani ha aggiunto, inoltre, che il gruppo nei prossimi mesi intende rafforzare il business estero ed è pronto ad effettuare altre due acquisizioni all'estero, in Brasile e Australia.

Positiva l’attività di reclutamento di consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) e private banker: nel primo semestre 2015 il gruppo e le sue divisioni hanno registrato 80 nuovi ingressi, portando il totale delle reti del gruppo Azimut a fine marzo a 1.545 unità. Il modello del gruppo Azimut, ha detto Giuliani (che prevede un utile netto a fine anno di 220 - 300 milioni di euro), “è flessibile e capace di adattarsi ai cambiamenti che il contesto pone in modo positivo. Mi appare comunque eccessiva l’attenzione posta sulle commissioni di performance e sull’incidenza sul nostro conto economico, soprattutto se relazionate al nostro utile che, seppur ragguardevole e in crescita, non è fantascientifico. Al di là di tutte le considerazioni, crediamo che il valore dato ai clienti espresso da una performance media ponderata netta da inizio anno pari al 6%, due punti superiori all’industria, sia la risposta più esaustiva alla salvaguardia dei loro interessi”. 

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