Tempo di lettura: 4min

La spinta demografica

4/15/2024 | Stephen Dover*

Molti osservatori affermano che la contrazione della popolazione cinese è un indicatore del rallentamento economico del paese. Tuttavia popolazioni con una buona istruzione possono contrastare...


La saggezza convenzionale punta ai fattori demografici costituiti dalla fascia di età giovanile come un motore di crescita dell’economia. La tesi è che le popolazioni giovani rappresentano una forza lavoro in crescita, che suggerisce aumenti della produttività in un futuro più lontano. La realtà è però molto più complessa.

Molti osservatori affermano che la contrazione della popolazione cinese è un indicatore del rallentamento economico del paese. Tuttavia popolazioni con una buona istruzione possono contrastare l’impatto negativo dell’invecchiamento tramite una formazione aggiornata e un adeguamento della forza lavoro a nuove tecnologie. In Cina, ad esempio, due lavoratori che vanno in pensione avranno un totale di circa sei anni di istruzione formale, ma sono sostituiti da 1,6 lavoratori giovani, che hanno un totale di circa 14 anni di istruzione formale. Il paese sta quindi sviluppando le capacità della sua forza lavoro.

Una popolazione giovane è chiaramente un elemento positivo per un paese, tuttavia questi devono anche godere di una buona salute che consenta loro di lavorare ed essere in grado di apprendere le capacità richieste nel mercato del lavoro. Non abbiamo bisogno di milioni di dottori di ricerca, ma piuttosto di un bacino di giovani con una formazione relativamente buona, poiché sono più facilmente impiegabili. Data la tendenza verso l’automazione e l’impiego dell’intelligenza artificiale (IA), la crescita dell’”economia della conoscenza” è il motore della domanda di lavoratori qualificati. Una forza lavoro giovane e ben istruita tende ad attirare investimenti in aree produttive ad alto margine, fornendo il motore positivo per la crescita dell’economia.

 

Pensioni e assistenza sanitaria

In tutto il mondo sta crescendo un’ondata di passività, trainata da popolazioni in via di invecchiamento che implicano costi decisamente superiori per l’assistenza sanitaria e le pensioni.

Non si tratta tanto del numero di giovani; ciò che è importante secondo noi è la direzione della politica. I governi che stabiliscono politiche che incoraggiano i risparmi per le pensioni e investono in misure per l’assistenza sanitaria hanno meno probabilità di dover affrontare questi problemi in futuro.

I paesi con un “dividendo demografico precoce” rischiano anche una notevole crescita delle passività nella prossima generazione. Ad esempio, l’Arabia Saudita ha una popolazione relativamente giovane, ed entro il 2050 deve finanziare l’equivalente di più del 160% del PIL del 2022 per le pensioni. Un altro esempio è la Cina: un gigante dell’economia con una popolazione che si sta contraendo e una passività corrispondente al 95% del PIL del 2022. L’impatto delle decisioni politiche è molto chiaro nei pochi paesi che essenzialmente hanno finanziato in eccesso i propri obblighi pensionistici. Tra questi rientrano Estonia, Danimarca, Svezia e Australia.

Quanto più a lungo vivono le persone, tanto più ripetutamente dovranno ricorrere all’assistenza sanitaria, e, pertanto, tanto più aumenteranno i costi. Nel Regno Unito, la copertura delle passività per l’assistenza sanitaria nel 2050 richiederà un equivalente di più del 64% del PIL del 2022. Negli Stati Uniti, l’equivalente è il 150% del PIL del 2022. La nostra opinione è che il punto relativo alla politica resta la variabile più importante. Tra i paesi la Svezia è quello meglio preparato per far fronte all’invecchiamento della popolazione, grazie alla sua azione politica.

 

Conclusioni

La visione tradizionale dei fattori demografico come motore della crescita economica secondo noi non è più appropriata. Quest’ipotesi è superata. Per i paesi con una popolazione in via di invecchiamento, la sfida principale è assicurare un perfezionamento continuo degli standard di formazione, poiché le loro economie sono sempre più trainate dalla conoscenza e dalla tecnologia. Analogamente, anche per i paesi con popolazioni più giovani, la sfida è correlata alla formazione, considerando che devono offrire qualcosa in più rispetto alla convenienza dei costi legati all’unità di lavoro.

Tuttavia il contesto globale economico e geopolitico ha ridotto le possibilità di cui possono disporre i politici, considerando che assistiamo a un processo di diversificazione delle catene di fornitura. Ciò significa che paesi con un alto tasso di fertilità non possono limitarsi a seguire la vecchia falsariga che prevede di attirare l’investimento diretto dall’estero in settori che richiedono una manodopera numerosa; devono invece cercare di fare leva su altri fattori. Quest’evoluzione dei risparmi e degli investimenti saranno il motore per nuovi tassi d’interesse reali, tassi di cambio reali oltre che di return on investments. I fattori demografici non sono un destino, ma ne possono determinare i parametri.

 

*CFA, chief investment strategist head of Franklin Templeton Institute

 

Scarica il PDF della rubrica

 

Articolo tratto dal numero di aprile di ADVISOR,
disponibile in edicola oppure qui in abbonamento cartaceo o digitale

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?