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Ecco l'impatto della bassa inflazione sui bond europei

12/12/2014

Il mercato è scettico sulla capacità della Bce di mantenere la stabilità dei prezzi intorno al 2%, spiega François Collet, fund manager di La Française


Dopo la creazione della moneta unica nel 1999, l'inflazione annua dell'Eurozona si era attestata in media a 1,94%, a un livello molto vicino all'obiettivo principale della Banca centrale europea che è di mantenere la stabilità dei prezzi e l'inflazione annua al di sotto, e vicino al 2% nel medio termine. Tuttavia, dal mese di ottobre 2013, l'inflazione annua nell'area dell'euro è risultata costantemente inferiore all' 1%. A 0,4% l’evoluzione dei prezzi a 12 mesi alla fine di ottobre, è lontana dal punto piu’ basso che risale a luglio 2009 con un livello del - 0,6%, ma questa è la prima volta che la variazione annuale dei prezzi rimane ad un livello inferiore all' 1% per più di 12 mesi consecutivi. Qual è l’impatto della bassa inflazione per i mercati obbligazionari?
 
“Oltre al suo livello assoluto, è la scomposizione dell'inflazione che preoccupa gli osservatori. Come mostra il grafico, l’inflazione “core” underlying (cioè escludendo elementi di volatilità quali energia, cibo, prezzi amministrati e tasse) ha raggiunto il punto più basso nel 2014: lo 0,15% annualizzato” spiega François Collet, fund manager di La Française. “Se l'obiettivo della BCE - prosegue- è stato perfettamente raggiunto negli ultimi quindici anni, il mercato è scettico circa la capacità della Banca centrale di mantenere la stabilità dei prezzi intorno al 2%. Dal 2003, c'è un mercato di swap sull’inflazione che permette di posizionarsi sull’ evoluzione futura dell'indice dei prezzi al consumo. È guardando a questo mercato degli swap sull’ inflazione che Mario Draghi lo scorso agosto, ha segnalato un forte calo delle aspettative sull’inflazione. Al momento, le aspettative di inflazione espresse dal mercato swap anticipano un ritorno a 1,60% nel 2020”. 
 
La diffidenza degli investitori sulla capacità della banca centrale di riportare l'inflazione verso il suo obiettivo, secondo il gestore, pone il problema e spiega tutte le misure eccezionali che l'istituzione di Francoforte ha preso quest'anno: abbassamento del tasso di interesse sui depositi per la prima volta nella sua storia in territorio negativo; lancio di una serie di operazioni di rifinanziamento a lungo termine del settore bancario; lancio di un programma di acquisto di titoli garantiti. Malgrado tutte queste misure, continuiamo a constatare che l’inflazione non ha smesso la sua discesa dall’inizio dell’anno. 
 
“Il ribasso continuo delle materie prime - puntualizza il gestore - ha chiarimento giocato contro la Bce, ma, anche isolando l’effetto del prezzo dell’energia e dei prodotti alimentari, l’inflazione europea appare in significativo ribasso. Questo è dovuto in parte al fatto che in un'economia globalizzata, l'inflazione è diventato un fenomeno globale. La concorrenza tra siti produttivi diversi implica una pressione costante sui margini dei produttori che limita notevolmente l'aumento dei salari e dei costi di approvvigionamento. A questo proposito l’evoluzione salariale quasi inesistente in paesi come gli Stati Uniti, dove il mercato del lavoro è in forte miglioramento, è una evidenza di questo fenomeno. In aggiunta a questo il proseguimento del progresso tecnico sempre più importante e più accessibile a tutti attraverso la democratizzazione di internet, ci rende chiaro che delle forze deflazionistiche potenti e durature sono presenti”.

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