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Gestore della settimana: “Il reddito fisso è un inferno. Ecco come uscirne”

11/7/2017

AdvisorOnline.it ha intervistato Laird Landmann, co-director fixed income e gestore di TCW


È un periodo difficile per la gestione dei portafogli nel reddito fisso sia che ci si trovi negli USA sia che ci si trovi in Europa. Per capire se un territorio è minato, alcuni investitori seguono il flusso di denaro. “La scorsa crisi si erano raggiunti livelli preoccupanti nel segmento della finanza strutturata, in particolare quella che aveva come sottostante i mutui ipotecari, mentre oggi i segmenti a rischio sono il debito societario, high yield e il debito emergente: durante la fase di deleveraging saranno senza dubbio quelli più colpiti. I nostri portafogli, non a caso hanno enfatizzato questo punto di vista e sono sottopesati in tutte queste tre aree” spiega Laird Landmann (nella foto), co-director fixed income e gestore obbligazionario di TCW, asset manager di Los Angeles (197 miliardi di dollari in AUM). AdvisorOnline.it lo ha incontrato a ottobre in occasione di un incontro con gli investitori professionali a Milano.

Il suo outlook sul reddito fisso presentato in occasione del suo roadshow in Europa ad ottobre aveva un titolo emblematico: viaggio all’inferno. Il tutto "condito" con immagini di gironi danteschi inserite nelle slide. Il primo girone è quello dei falsi profeti della crescita: vi troviamo il presidente Trump, che ha promesso di tagliare le tasse, di aumentare la spesa pubblica per le infrastrutture e di allentare la regolamentazione sulla finanza. Il secondo girone è quello dell’inflazione degli asset finanziari che è “empiricamente destabilizzante”. Il terzo girone è quello dei manipolatori dei tassi, cioè le banche centrali, e così via (gli altri gironi per Landmann sono: le politiche monetarie che hanno permesso il forte indebitamento societario; la finanza ombra in Cina e i Regolatori ciechi in Europa).

Un inferno, spiega Landmann nelle slide, scaturito però dalle “buone intenzioni” e con molta, forse troppa politica non convenzionale. L’accusa è rivolta ai vari programmi di QE avviati negli scorsi anni dalle banche centrali (ormai giunti al termine) che hanno portato a un mercato sopravalutato ed eccessivamente stimolato. Ma torniamo al posizionamento del portafoglio obbligazionario di TCW. "Oltre a mantenere una posizione difensiva, preferendo i titoli IG di settori non ciclici, come le utilities, i finanziari e i beni di consumo non ciclici, con una minima allocazione a emittenti più vulnerabili nei segmenti high yield e mercati emergenti, abbiamo pur sempre bisogno di cercare titoli con rendimenti più alti di quelli che in media sono offerti oggi dal mercato obbligazionario. Non scordiamoci, difatti, che un terzo del debito dei paesi sviluppati ha tassi negativi” continua Landmann.

Dove andare a caccia di rendimento, quindi? “Dal nostro punto di vista oggi, paradossalmente, possiamo trovare maggiori valore proprio in quella finanza strutturata che gli investitori tendevano a evitare nel 2008, in particolare, gli Agency MBS (quelli creati dalle agenzie quasi governative, come Ginnie Mae e Fannie Mae e Freddie Mac, ndr), i senior ABS e RMBS” risponde Landmann. E l’Eurozona? Landmann è perplesso: vede ancora forti criticità nei paesi periferici, un’area in cui TCW ha assunto una posizione di sottopeso.

"Il problema – spiega – non è solo nella differenza tra Europa periferica ed Europa Continentale, ma anche nelle regole europee che sono poco chiare ed efficaci". Nella sua presentazione agli investitori professionali, l’esperto ha citato l’alto livello della leva finanziaria di Deutsche Bank (31 volte i suoi asset tangibili) e soprattutto il caso del Banco Popular: è fallita pur avendo superato gli stress test, anzi per la Bce era considerata ben capitalizzata. "Torneremo a investire con convinzione quando vedremo un progetto d’integrazione europea più serio e quando la periferia comincerà a convergere con la cosiddetta core Europe, soprattutto se consideriamo il sistema bancario dell’Europa periferica, ancora afflitto da un alto livello di crediti deteriorati, e le politiche fiscali e sociali di questi paesi" conclude Landmann.

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