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Perché le banche italiane sono finite (ancora) nel mirino degli speculatori

7/4/2016

Non convince gli investitori lo scudo da 150 miliardi di euro per garantire i bond senior e covered già emesse dagli istituti. Hedge fund britannici all'attacco a Piazza Affari


Le banche italiane tornano sotto la pressione della speculazione finanziaria internazionale. Il comparto bancario a Piazza Affari a giugno è crollato di nuovo: -27,35% in un mese, mentre da inizio anno il FTSE Italia Banche ha perso oltre il 55%(circa -60% in un anno; dati Borsa italiana al 4 luglio 2016), trascinandosi dietro Piazza Affari. Il FTSE Mib in sei mesi risulta in ribasso di oltre 24 punti percentuali (-24,37%, da inizio anno al 30 giugno 2016), la peggiore performance tra i principali indici azionari globali: -18,17% Tokyo, -17,22% Shanghai, -14,47% Madrid, -9,89% Francoforte, +2,32% New York, +4,29% Londra. Non ha contribuito a risollevare le quotazioni, la scorsa settimana, la notizia dello scudo dello Stato da 150 miliardi di euro, una garanzia pubblica del governo sulle obbligazioni “senior” e “covered” già emesse e con durata residua massima di 5-7 anni.

La garanzia, che sarà valida fino al 31 dicembre e potrà essere rinnovata, non potrà superare il 5% del totale delle passività dell’istituto ed eccedere il mezzo miliardo, mentre il costo ricadrà sul contribuente e sarebbe conteggiato come debito (permettendo all'Italia di non sforare il tetto del deficit). Per ottenerlo, infine, le banche non dovranno esibire alcun collaterale come garanzia. Ma secondo il Financial Times, che stamane ha attaccato duramente il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il governo italiano si prepara ad altro e sarebbe pronto a salvare le banche con soldi pubblici indipendentemente dalle regole europee (oltre 85 miliardi di euro le sofferenze in pancia alle prime quattro, ricorda il quotidiano della City).

Ma fonti di Governo hanno subito precisato che la sfida a Bruxelles è sulla crescita e gli investimenti, necessari nel post Brexit, e “non sulle banche, rispetto alle quali il Governo rispetta le regole vigenti in Europa” e per le quali Renzi predilige “le soluzioni di mercato”. Con la garanzia sulla liquidità per 150 miliardi di euro "non si corre in soccorso di nessuno ma ci si prepara ad avere un menu più ampio possibile di interventi" ha affermato venerdì il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini, intervenendo all'assemblea di Federmeccanica.

Tuttavia, lo scudo sembra non convincere i mercati: non risolve direttamente il problema dei NPL in pancia alle banche italiane. In altre parole, i 150 miliardi, cui potranno accedere le banche solvibili (quelle che rischiano l’insolvenza saranno sottoposte alle procedure previste dal bail-in), rappresentano un maxi-paracadute per evitare fughe di massa dagli sportelli, ma non potrà intervenire negli aumenti di capitale necessari per migliorare il patrimonio delle banche, per le quali saranno necessari altri interventi. Del resto, dall'inizio della crisi economica e finanziaria del 2008 al terzo trimestre 2015 i crediti deteriorati sono creciuti in Italia dell'11,5%, stando a un recento dossier del Parlamento europeo.

PERCHE' IL TITOLO DI MPS CONTINUA A CROLLARE IN BORSA

Quanto agli speculatori che hanno messo nel mirino le banche italiane, Milano Finanza rielaborando dati Bloomberg ha fatto nomi e cognomi. Sono gli hedge fund britannici e americani: Marshall Wace negli ultimi giorni ha assunto una posizione corta per oltre 45 milioni di azioni di Mps (pari all'1,45% del capitale), Lansdowne Partners per oltre 18 milioni di azioni (apri allo 0,62%), Oxford Asset Management per 20 milioni di azioni (0,69% del capitale). Ribassisti sulle banche italiane sono anche gli americani di Aqr Capital Management, con oltre 13 milioni di azioni di UBI Banca (1,48% del capitale), e D.E. Shaw & Co con 27 milioni di azioni di Bpm (pari allo 0,63% del capitale).

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