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Alle donne sono stati erogati 70 miliardi di credito bancario in meno nel 2023

3/8/2024 | Daniele Barzaghi

Sono otto su 20 le regioni italiane dove i numeri del credito bancario in favore delle donne stenta a superare un quinto del totale. Lo studio Fabi


I finanziamenti concessi nel 2023 dalle banche alle famiglie italiane ammontavano a circa 474 miliardi di euro

Di questi 164 miliardi sono stati erogati a uomini, 95 miliardi a donne e 216 miliardi si riferiscono a contratti di finanziamento cointestati. 

Questo evidenzia, anche solo per comprendere chi tra uomini e donne venga individuato come figura di riferimento nel rapporto con gli istituti di credito, un divario di accesso al credito da quasi 70 miliardi. Come segnalato da uno studio sul gender gap creditizio realizzato da Fabi, il principale sindacato dei bancari italiani.

Le ragioni della disparità sono comuni a tutto il territorio ma naturalmente risentono delle economie locali: tasso di occupazione più basso, stipendi e pensioni ridotte, contenuta attitudine al rischio, minori dotazioni patrimoniali (immobili in particolare) necessarie per le garanzie bancarie.

Sono otto su 20 le regioni dove i numeri del credito bancario in favore delle donne stenta a superare un quinto del totale. Il primato del divario di genere è assegnato alla Campania, maglia nera con il 16,6% del credito erogato alle donne, rispetto al 32,3% riconosciuto alla clientela maschile e con una differenza di genere che si traduce in quasi 5 miliardi di euro in meno.

Tra le otto peggiori regioni, cinque sono al Sud, dove in media alle donne è stato riconosciuto solo il 18% dei mutui e prestiti mentre agli uomini il 35% in media sul totale. In queste regioni, il divario medio, in termini economici, si attesta a 3 miliardi di euro, partendo da un minimo di mezzo miliardo in meno concesso alla clientela bancaria femminile in Basilicata, passando a 4,3 miliardi di Sicilia e Puglia, fino ad arrivare a quasi 5 miliardi in Campania, mentre in Calabria si attesta a 1,1 miliardi di euro. 

Chi dà più spazio nel credito alle donne è, in assoluto, la Valle d’Aosta, con il 25% dei prestiti concessi in favore della clientela femminile, ben superiore di cinque punti base rispetto alla media nazionale del 20%. In questa regione, su un totale di 1,1 miliardi di euro, alla clientela femminile spettano circa 290 milioni di euro, con un gap di genere di soli 100 milioni rispetto alla clientela maschile. 

Differenze significative di genere anche nell’area settentrionale del Paese, dove prevalgono le regioni come il Veneto, con un solo 18% dei prestiti riconosciuto alle donne – pari a 7,7 miliardi – contro quasi il 35% attribuito alla clientela maschile (pari al doppio in termini economici ovvero a 14,7 miliardi di euro) e la Lombardia, dove agli uomini spetta il 34% del credito erogato mentre a quella femminile corrisponde solo il 19,2%. Rispetto all’ammontare complessivo, quantificabile in 106,7 miliardi, i prestiti al femminile in quella regione valgono 20,4 miliardi contro i 36,3 miliardi concessi alla clientela maschile. 

Una situazione di disparità meno accentuata si registra solo nelle regioni del Centro, dove il divario di genere raggiunge il picco di 5,9 miliardi nel Lazio, seguito dalla Toscana con 4,2 miliardi e con una media di area del 22% dei finanziamenti assegnato alle donne contro un 34,6% alla clientela maschile.

È un dato di fatto che la parità di genere passi anche per l’accesso al credito e, se questo funge ancora da leva per soddisfare aspirazioni e progetti delle famiglie italiane, la disuguaglianza finanziaria corre il rischio di differenziarne la realizzazione” ha commentato Lando Maria Sileoni (in foto), segretario generale Fabi.

È un problema che nasce in banca, ma non è responsabilità delle banche se, purtroppo, esistono queste differenze, che nascono da lontano, da ragioni sociali e anche culturali. Le medesime disparità si riscontrano, tra altro, per quanto riguarda gli stipendi e le pensioni, più basse per le donne. È necessario studiare tutte le misure possibili per ridurre questi divari. La parità di genere non deve restare solo uno slogan, ma deve partire concretamente dall’inclusione finanziaria. Le banche, dal loro punto di vista, potrebbero fare la loro parte aumentando i prestiti dedicati a tasso agevolato”.

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