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Fondi comuni: ecco la mappa dei costi

8/24/2016

Le commissioni in Europa per gli investitori stanno diminuendo un po’ dappertutto, ma non in Italia dove...


I costi dei fondi in Europa per gli investitori stanno diminuendo un po’ dappertutto, ma non in Italia dove si pagano le fee più alte nel Vecchio Continente. La fotografia emerge da una nuova ricerca di Morningstar che esamina il profilo commissionale dei fondi comuni europei su un universo di 54.000 classi di investimento che gestiscono 6.100 miliardi di euro di AUM. Nel complesso in Europa, le spese correnti ponderate per il patrimonio sono calate in media all’1% nel 2016 dall’1,09% del 2013. Tuttavia, si legge nel report, "in termini assoluti, gli investitori pagano di più rispetto al 2013, in quanto il patrimonio gestito è aumentato più di quanto siano diminuite le commissioni". Le spese correnti sono rappresentate da una percentuale di costo sul patrimonio medio del fondo (in sostituzione del TER) che include, oltre alle commissioni di gestione, anche le spese di revisione, di pubblicazione del valore della quota, il compenso per la banca depositaria, le spese legali e giudiziarie e il contributo di vigilanza, ma esclude le fee di intermediazione che i gestori sostengono per pagare e vendere i titoli, gli oneri di ingresso e uscita a carico del risparmiatore e quelli fiscali.

In dettaglio, i costi ponderati per il patrimonio in Irlanda e Svizzera (domicili prevalentemente istituzionali e high net worth) sono i più competitivi in termini di costi rispetto alla media europea (0,62% contro l’1%), mentre Italia, Spagna, Francia e Belgio sono i domicili con il maggior aumento dei costi. In dettaglio, un fondo di diritto italiano in media ha un costo dell'1,42% (1,33% nel 2013), più alto rispetto alla media dei principali paesi europei: 1,25% in Germania, 1,03% nel Regno Unito e 0,83% in Francia, paese dove però prevalgono gli investimenti nei fondi monetari.

C’è da dire, tuttavia, che i clienti italiani in realtà pagano un po' di meno: negli ultimi anni, infatti, è aumentata la quota di patrimonio gestito con fondi estrovestiti, domiciliati in Lussemburgo e in Irlanda, che oggi, come ricordava la Consob, rappresentano il 70% dellle masse gestite dai fondi collocati nel nostro paese. E in media i prodotti domiciliati nei due paesi, che hanno una fiscalità agevolata, hanno costi decisamente più bassi: rispettivamente 1,13% (da 1,22% del 2013) e allo 0,62% (da 0,78% di tre anni fa).

Considerando le varie asset class, il costo medio ponderato per il patrimonio di un fondo azionario domiciliato in Italia è 2,11% (invariato dal 2013), mentre per l’equivalente domiciliato in Lussemburgo si spende l'1,43% (1,27% la media in Europa). Si tratta comunque di commissioni molto più alte rispetto all'universo low cost rappresentato dall'Olanda (0,71%) e dalla Svizzera (0,65%). Come si spiega questa differenza? I comparti disponibili alla vendita in questi due paesi, spiegano gli analisti, presentano le più alte economie di scala: la crescita dimensionale dei fondi si traduce spesso in una riduzione delle commissioni a vantaggio degli investitori. Non solo. Svizzera e Olanda sono i paesi che presentano la più alta quota di mercato di fondi passivi (rispettivamente 50% e 25% per l'equity), mentre in Italia la quota di mercato per questa tipologia di fondi, che replicano un indice e presentano un profilo commissionale decisamente più basso, è quasi nulla. 

Passando al reddito fisso, un fondo obbligazionario domiciliato in Italia ha un costo medio dell'1,02%, rispetto a una media europea dello 0,74%, mentre un multi-asset con passaporto italiano ha in media una fee dell'1,56% (1,47% la media europea), un po' meno rispetto a quella dei fondi di allocation domiciliati in Lussemburgo (1,59%). Allineati rispetto alla media europa risultano i costi dei fondi alternativi italiani (1,23% rispetto a 1,25% in Europa), mentre i monetari hanno costi fuori mercato: 0,46% rispetto a una media dello 0,15% in Europa (0,10% in Francia).

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