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Azionario "porto sicuro"? Sì, nel lungo periodo

2/27/2014 | Alessandro Chiatto

Uno studio di Allianz Global Investors sul mercato equity spiega come l'investimento in azioni sia più sicuro in un orizzonte di lungo periodo rispetto all'obbligazionario


“Più è lungo l’orizzonte temporale considerato, migliore è il profilo rischio-rendimento del mercato azionario rispetto ai titoli obbligazionari”. Parola di James D. Dilworth, ceo di Allianz Global Investors Europe, che commenta così l'ultimo studio sul mercato azionario. 

 

Nel corso degli ultimi due secoli l’investimento in azioni ha generato rendimenti superiori ai titoli sovrani di qualità più elevata ed al mercato monetario, rivelandosi sorprendentemente un “porto sicuro” nel lungo periodo per gli investitori. Gli investimenti in depositi e in obbligazioni governative hanno invece registrato anche periodi di perdita: con il tasso nominale pari a zero, i Treasuries hanno raggiunto nel periodo 1981-2011 il massimo rendimento medio reale del 7,44%, evidenziando anche una perdita del 2% nell’arco 1950-1980.

 

“Esistono ancora rendimenti risk free? No, gli investitori devono assumere un rischio “smart”, attraverso l’investimento in azioni. L’orizzonte di investimento a 30 anni – aggiunge Dilworth – è forse più lungo dell’arco temporale dell’investitore medio, ma è tuttavia molto realistico alla luce delle sfide in termini previdenziali e di risparmio che le prossime generazioni dovranno affrontare. Se i nostri bis-bis-bisnonni avessero investito 100 dollari in un portafoglio azionario nel 1871, gli eredi oggi disporrebbero di un capitale di circa 15 milioni di dollari”.

 

“Più è lungo l’orizzonte temporale considerato, migliore è il profilo rischio-rendimento del mercato azionario rispetto ai titoli obbligazionari”, spiega Dilworth. “Inoltre, nell’attuale contesto di financial repression, il rischio dell’investimento in depositi e titoli sovrani di qualità più elevata può solo aumentare e anche un eventuale scenario di rialzo dei tassi di interesse determinerebbe una diminuzione nelle valutazioni obbligazionarie”.

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