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Tre fattori a favore dei corporate bond europei

4/12/2023 | Redazione Advisor

Rendimenti interessanti, fondamentali solidi e ritorno dei flussi delineano un quadro positivo per questa asset class. L’analisi di T. Rowe Price


“In un contesto economico sempre più cupo, i rendimenti, i fondamentali e i flussi delineano un quadro migliore per le obbligazioni corporate investment grade denominate in euro”. Sono questi i tre motivi principali per cui David Stanley, portfolio manager, euro corporate bond strategy, T. Rowe Price, ritiene che questo sia un buon momento per aumentare l’allocazione a questo segmento del reddito fisso.

 

Innanizitutto, il livello di rendimento offerto dall’asset class è di nuovo interessante, nonostante il recente deterioramento. “A luglio 2022 la Bce ha aumentato dello 0,5% tutti e tre i tassi di interesse di riferimento, il primo movimento al rialzo dei tassi da undici anni a questa parte” spiega Stanley. “A seguito di queste mosse e di analoghi aumenti dei tassi negli Stati Uniti e altrove, il rendimento offerto dalle obbligazioni corporate in euro ha recentemente raggiunto il 4,5%, un livello visto per l’ultima volta durante la crisi dell’eurozona del 2011. Per la maggior parte dell’ultimo decennio, i rendimenti delle obbligazioni corporate in euro sono stati pari o inferiori all’1%, a causa dell’atteggiamento estremamente accomodante della Bce e della prolungata assenza di inflazione globale”. Grazie all’aumento dei tassi da parte della Bce e alla rivalutazione da parte del mercato del rischio di una potenziale recessione, i rendimenti sono improvvisamente tornati ad essere interessanti e oggi “il rendimento offerto dagli euro corporate bond sembra competitivo non solo in termini assoluti, ma anche in termini relativi rispetto ai titoli di Stato tradizionali”.

 

In secondo luogo, i fondamentali delle società europee restano solidi. “Negli ultimi cinque anni le aziende europee sono state relativamente prudenti con i loro bilanci. Hanno ridotto la leva finanziaria, con un conseguente abbassamento del livello medio di indebitamento rispetto agli attivi, su base lorda e netta. Ciò riflette in parte il modo in cui le aziende hanno reagito alla pandemia: hanno accumulato liquidità nei loro bilanci per timore del Covid-19, riducendo le spese in conto capitale e aumentando i tassi di risparmio. Ma ci sono stati anche altri fattori in gioco. Il Covid-19 non solo ha spinto le aziende mal gestite fuori dall’universo degli investimenti, ma ha anche portato a un aumento dell’intervento pubblico nei mercati monetari. A sua volta, negli ultimi tre anni, molte società sono state in grado di rifinanziare il proprio debito a tassi di interesse più bassi, allungando il profilo di scadenza medio delle loro obbligazioni e lasciando importi relativamente bassi da rimborsare nei prossimi due anni. Pertanto – sottolinea l’esperto  –  sebbene i tassi d’interesse siano recentemente aumentati, l’incremento dei tassi di rifinanziamento ha rappresentato uno shock minore, dato che molte aziende avevano già bloccato i tassi più bassi”.

 

In terzo luogo, i flussi possono essere un importante driver di performance. “Da ottobre 2022, la domanda degli investitori per questa asset class è aumentata, riflettendosi in flussi netti positivi. Sembra che la recente ricerca di rendimento da parte degli investitori stia avvantaggiando tutti i comparti del mercato del debito societario in euro, dalle obbligazioni a breve scadenza ai titoli con rating più basso, e mi aspetto che questa tendenza continui sulla base del recente appetito del mercato per le nuove emissioni obbligazionarie. La domanda è ancora maggiore per le società che ottengono un punteggio elevato dal punto di vista ambientale, sociale e di governance. Le loro emissioni obbligazionarie hanno maggiori probabilità di essere prese in considerazione dagli investitori e dalla Bce, che sta cercando di allineare il suo programma di acquisto di obbligazioni corporate agli obiettivi di decarbonizzazione. A mio avviso – aggiunge Stanley – questa domanda continuerà a sostenere il mercato”.

 

“Dopo il drammatico calo dei prezzi delle obbligazioni dello scorso anno, sarebbe facile per gli investitori ritirarsi dalle obbligazioni corporate e ridurre le allocazioni. Ma l’approccio corretto è proprio quello contrario: anche se è in arrivo una recessione – conclude il gestore –  è il momento di mantenere la calma e di stabilizzare o aumentare le ponderazioni del portafoglio”.

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