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BlackRock e Vanguard alla conquista degli ETF attivi

9/14/2020

Secondo una ricerca di JP Morgan AM sono le due società alle quali gli investitori istituzionali si rivolgeranno per i loro investimenti in ETF gestiti attivamente


BlackRock e Vanguard, i due giganti dell’industria degli investimenti passivi, espanderanno il loro dominio anche al mondo, ancora piccolo ma in rapida crescita, degli ETF gestiti attivamente. Lo rileva una ricerca di JP Morgan Asset Management ripresa oggi dal Financial Times.

Questa constatazione deluderà probabilmente i gestori di fondi attivi, che negli ultimi anni sono rimasti schiacciati dalla rapida crescita degli ETF passivi e potrebbero aver visto il lancio di ETF attivi come un modo per reagire e accaparrarsi una parte della torta.

 

I due giganti statunitensi dei fondi insieme controllano attualmente 3,8 trilioni di dollari (3,2 trilioni di euro) del mercato globale degli ETF, che complessivamente vale 7 trilioni di dollari, ma nella classifica dei maggiori provider di ETF attivi sono solo al quinto e al tredicesimo posto, secondo la società di consulenza ETFGI. I maggiori attori in questo ambito sono attualmente First Trust, Pimco e JPMorgan Asset Management.

 

Tuttavia, come riporta il Financial Times, un sondaggio condotto da JP Morgan su 320 investitori istituzionali a livello globale, con asset in gestione combinati di 12,9 trilioni di dollari, rileva che BlackRock e Vanguard sono le due società che sceglierebbero per la gestione dei loro investimenti in ETF attivi. I due colossi verrebbero scelti in particolare per la loro capacità di fornire sia le performance migliori che il miglior rapporto qualità-prezzo.

 

Jed Laskowitz, responsabile globale delle soluzioni di gestione patrimoniale presso JPMorgan AM, che ha condotto lo studio globale, ha affermato che "senza dubbio la familiarità con i due principali fornitori di ETF" è stato un fattore a loro favore, riporta ancora il FT. Tuttavia Laskowitz ha aggiunto che altri gestori sarebbero ancora in grado di farsi strada in questo mercato nascente.

“La storia degli ETF attivi è ancora tutta da scrivere” ha dichiarato. ”Nove dei primi 10 fondi attivi a livello globale sono strategie a reddito fisso, e poiché sempre più gestori si sentono maggiormente a proprio agio con alcune delle strategie non trasparenti ed entrano in questo ambito con ETF azionari attivi, penso che ci sia un'enorme opportunità per molti gestori attivi. Il mondo degli ETF attivi sta crescendo più velocemente, anche se parte da una base molto più bassa ".


Secondo i dati di ETFGI, prosegue il Financial Times, gli ETF attivi hanno visto il loro patrimonio quasi quadruplicare a 194 miliardi di dollari dalla fine del 2016, poiché i cambiamenti normativi, in particolare negli Stati Uniti, hanno aperto la porta a gestori attivi che non sono disposti ad abbracciare la piena trasparenza delle loro partecipazioni. Deborah Fuhr, fondatrice di ETFGI, ha anche affermato che potrebbe essere "difficile" per alcuni dei giganti dei fondi passivi dominare lo spazio ETF attivo "se non sono stati in grado di fornire alpha". La Fuhr ha aggiunto che, sebbene non molti asset manager attivi abbiano ancora adottato gli ETF, la situazione sta cambiando poiché più investitori hanno iniziato ad apprezzarne i vantaggi rispetto ai fondi comuni di investimento, che includono costi inferiori e, in particolare negli Stati Uniti, una maggiore efficienza fiscale.


Rimane il fatto, prosegue il FT, che gli specialisti dovranno affrontare una forte concorrenza, con BlackRock che a giugno ha presentato la richiesta di lanciare i suoi primi ETF attivi non trasparenti, una struttura approvata dalla Securities and Exchange Commission lo scorso anno che consente ai gestori di tenere nascoste le loro esatte partecipazioni.

L'anno scorso Ignites Europe ha riferito che i provider di ETF stavano diventando sempre più ottimisti riguardo alla prospettiva di lanciare ETF attivi non trasparenti in Europa, con gli Stati Uniti visti come un "banco di prova" per l'Europa ed è una questione di tempo prima che i regolatori europei seguano la SEC.

 

Lo studio di  JPMorgan AM ha anche rilevato che i timori di problemi di liquidità nel corso di un mercato ribassista ha continuato a essere la principale preoccupazione degli investitori istituzionali riguardo all'investimento in ETF, ma che la percentuale che considera questo come un elevato rischio è scesa al 58%, dal 67% dello scorso anno. Secondo Laskowitz il fatto che il settore sia passato tutto sommato indenne al forte sell-off di marzo ha rassicurato gli investitori su questo fronte, conclude il FT.

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