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Doris (B.Mediolanum): avrebbe senso un Berlusconi in cda. E racconta come andò l'operazione Lehman

4/18/2024 | Daniele Barzaghi

“L’intermediario peraltro non può coprire per tutti i prodotti che distribuisce” spiega l'amministratore delegato


Un membro della famiglia Berlusconi nel prossimo Cda, dopo il 2026, potrebbe avere un senso industriale. Erano presenti anche in passato” conferma Massimo Doris (in foto), amministratore delegato di Banca Mediolanum, rispondendo a domanda diretta di ADVISOR, in un incontro con la stampa specializzata a margine dell’assemblea degli azionisti del gruppo di Basiglio (qui l'articolo sull'assise). La quota di azionariato di Banca Mediolanum in mano a Fininvest è infatti pari al 30,08%; anche se i diritti di voto corrispondono oggi al solo 9,99%, per decisione della BCE.

È lo stesso amministratore delegato a ricordare il rapporto che ha legato fino alla fine suo padre al fondatore di Mediaset; sodalizio che fu confermato anche nel momento del fallimento di Lehman Brothers, quando Ennio Doris decise di coprire le perdite dei clienti. Un passaggio fondamentale nella storia di Banca Mediolanum, nevralgico anche nel recente film dedicato al creatore di quella che oggi è divenuta uno dei principali istituti finanziari del Paese. 

“Il film romanza un po’, ma la storia fu quella. Adesso vi racconto davvero come andò esattamente” sorride Massimo Doris: “Eravamo riuniti negli uffici di Cologno, era lunedì e mio papà stava ritornando da Tombolo. I mercati crollavano e sapendo di avere dei clienti legati a Lehman ovviamente eravamo preoccupatissimi. Il mercoledì avevamo inoltre in programma una conferenza stampa per annunciare i nostri Best Brand, i nuovi fondi in lancio. Con Vittorio Gaudio e gli altri, ci rendevamo perfettamente conto che, in quel contesto, delle nuove strategie non sarebbe importato nulla a nessuno e avremmo dovuto rispondere unicamente a domande sul crollo della banca americana e sulle sue conseguenze”.

A un certo punto entrò nella stanza mio papà. Come sempre salutò tutti dicendo: ‘Salve ragazzi, come va?’. Noi, tutti gelati. Io inizio a raccontargli la nostra preoccupazione e lui, con apparente serenità, ci dice di non avere timori e che avremmo fatto ‘una grandissima cosa per i nostri clienti. Ho un’idea e adesso devo capire come realizzarla. Chi ha una macchina fotografica? Facciamoci una foto perché questo sarà un momento storico”.

“Così è andata, ve lo assicuro” prosegue il racconto. “Poi, mi chiama in disparte e mi racconta cosa in effetti aveva in mente di realizzare. Da lì in poi la sfida fu unicamente riuscire a tradurre tecnicamente la sua intuizione: rimborsare i clienti”.

“E lì iniziarono a emergere le difficoltà tecniche. Il prodotto da rimborsare aveva per sottostante un'index-linked di Lehman Brothers e sul contratto c’era scritto, anche in grassetto, ‘il rischio emittente è del sottoscrittore’. Gli avvocati, atterriti dalla proposta di mio padre, ci fanno notare che non avevamo titolo per restituire quei soldi. Sarebbe apparsa una donazione: quindi per noi non sarebbe stata rimborsabile e per i clienti sarebbe stata reddito, e quindi tassata, due volte”.

“In più mio padre aveva aggiunto che non voleva che fosse la banca a coprire il conto, e quindi tutti gli azionisti, ma lui personalmente. Gli avvocati sbiancano per la seconda volta e gli spiegano che non c’era relazione legale tra lui e i clienti di Banca Mediolanum e quindi non sarebbe stato giustificabile tecnicamente questo trasferimento di denaro. Mio padre non fa una piega e dice soltanto: ‘lavorateci’ ”.

“Dopo due mesi si trovò la soluzione: da un lato, per evitare che figurasse come donazione, la compagnia assicurativa, Mediolanum Vita, che aveva dato la polizza con dentro il prodotto Lehman Brothers, avrebbe proposto ai clienti uno scambio di sottostante, offrendo una nuova soluzione che a scadenza avrebbe coperto al 100% l’investimento iniziale dei clienti, coprendo di fatto la perdita. Legalmente sarebbe stato inattaccabile perché la polizza esteriormente sarebbe rimasta la stessa e così il suo contratto di sottoscrizione”.

“Mediolanum Vita offriva dunque un prestito subordinato, sottoscritto dai due azionisti principali, Fininvest e noi, e per questo ribadisco il valore e l’unicità del sodalizio tra Berlusconi e mio padre: insieme misero sul tavolo 120 milioni di euro. E, fatti tutti i calcoli successivi, il costo finale fu di 85-86 milioni”.

“Siamo stati sicuramente i primi a farlo e gli unici a farlo per tutti i clienti” rivendica Massimo Doris. “Fatemi sottolineare che mio padre diede l’esempio facendo qualcosa di mai visto ma noi abbiamo potuto farlo anche perché questo istituto aveva già allora due soci molto importanti, che insieme pesavano per il 75%. Quindi per le due famiglie decidere di coprire il 100% dell’operazione anziché il 75% non era così impensabile. Una banca con un azionariato più diffuso non avrebbe potuto fare tecnicamente una operazione simile: gli azionisti non avrebbero mai autorizzato la cancellazione del 90% dell’utile annuale”.

L’intermediario peraltro non può coprire per tutti i prodotti che distribuisce” ci tiene a sottolineare Massimo Doris a domanda diretta di ADVISOR. “I mercati sono volatili e in un’asset allocation variegata ci sta che qualcosa non vada come previsto. In quel caso siamo intervenuti con decisione perché il prodotto era Mediolanum Vita, non direttamente il bond Lehman. Avevamo assicurato noi la certezza del ritorno: era un prodotto tranquillo, non avrebbe preso tutta la crescita se i mercati fossero schizzati in alto ma garantiva di non perdere”.

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