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Italiani & Fondi Comuni: aumentano le donne. Non i giovani

5/16/2016

I fondi conquistano sempre più sottoscrittori "al femminile". Ma se si guarda l'età non si assiste al ricambio generazionale sperato.


Il portafoglio degli italiani è sempre più "flessibile". L'ultima conferma è arrivata dal Quaderno di ricerca n. 2/2016 di Assogestioni, dal titolo "I sottoscrittori di fondi comuni italiani" firmato da Alessandro Rota e Riccardo Morassut che analizza le scelte allocative degli italiani dal 2002 al 2015, evidenziando un forte exploit, in tredici anni, dei fondi flessibili. Dati alla mano, infatti, tra l'inizio del periodo e dicembre del 2015 i fondi flessibili hanno registrato una dinamica di crescita particolarmente importante che li ha visti diventare la scelta principali del 36% dei sottoscrittori, contro il 4% del 2002 e l'1% del 2003. Un exploit che è andato a discapito dei fondi azionari e dei fondi di liquidità che tra il 2002 e il 2015 sono crollati, in termini di preferenze, rispettivamente all'8% e al 3%, partendo dal 24% e dal 14% del 2002. Dimezzata, infine, anche la partecipazione dei sottoscrittori nei fondi bilanciati: nel 2002 il 9% degli investitori concentrava i propri investimenti su questi strumenti, nel 2015 solo il 4%. E i fondi obbligazionari? Anche se tendenzialmente sono rimasti l'investimento preferito per il 34% dei sottoscrittori, per la prima volta dal 2002 non sono più la prima scelta degli investitori italiani.

 

Sicuramente buona parte delle variazioni nelle scelte allocative dei sottoscrittori sono frutto dell'andamento delle crisi scoppiate dopo il 2007, ma di certo anche la variazione del profilo anagrafico dell'investitore medio ha influito nel cambio del portafoglio medio. In particolare, tra il 2002 e il 2015 abbiamo assistito a un lento ma costante calo della proporzione dei sottoscrittori uomini a favore delle donne che all'inizio del periodo considerato rappresentavano il 41,7% del totale degli investitori, mentre alla fine del 2015 erano quasi il 46%. Di contro, gli uomini sono passati a rappresentare il 54% del totale dei sottoscrittori, contro il 58% del 2002. 

 

Se si guarda l'età, però, sembra che il mondo del risparmio gestito non riesca a conquistare le nuove generazioni. La dinamica della distribuzione degli investitori per classi di età, secondo quanto emerso dall'indagine firmata Assogestioni ha visto, tra il 2002 e il 2015, calare il peso degli individui più giovani a favore di quelli più anziani. La quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% al 7%, quella degli investitori più anziani (oltre i 75 anni) è invece cresciuta passando dal 9% al 18%. Nel complesso, l’età media è salita all’incirca di 7 mesi ogni anno ed è passata dai 51 anni del 2002 ai 59 del 2015.

 

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