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Mini-stretta della FED. Le previsioni dei gestori sulle mosse future

3/23/2023 | Daniele Riosa

Le ultime due settimane di scossoni finanziari, dovute al crack di Silicon Valley Bank, rallentano il passo della Federal Reserve. Il Fomc ha così alzato i tassi di interesse dello 0,25% e non di 50 pb come la maggior parte degli analisti prevedeva a inizio marzo


Le ultime due settimane di scossoni finanziari, dovute al crack di Silicon Valley Bank, rallentano il passo della FED. Il Fomc ha così alzato i tassi di interesse dello 0,25% e non di 50 pb come la maggior parte degli analisti prevedeva a inizio marzo. Vediamo come i gestori commentano la mini-stretta e quali previsioni fanno sulle future mosse dell’istituto guidato da Jerome Powell.

Gordon Shannon, gestore di portafoglio di TwentyFour Asset Management, pensa che “La FED avrà valutato con cautela l'impatto del brusco inasprimento delle condizioni finanziarie a cui abbiamo assistito all'inizio della settimana, a seguito delle forti tensioni nel sistema bancario, ma nelle ultime 48 ore ha visto un sostanziale miglioramento del sentiment. In effetti, si può sostenere che una pausa in questo senso avrebbe potuto allarmare i mercati, segnalando che Powell era meno fiducioso nella tenuta del sistema bancario. Con l'IPC statunitense ancora ben al di sopra dell'obiettivo del 6,0% e un'inflazione di fondo che sembra pericolosamente appiccicosa, il FOMC continua a perseguire la sua volontà di abbassare l'inflazione. Tutti gli occhi saranno puntati sul mercato del lavoro, alla ricerca di segnali di riduzione della stretta, che consentirebbero alla FED di fare una pausa e valutare gli effetti ritardati dei precedenti rialzi”.

Michelle Cluver, portfolio strategist di Global X, rileva che "la Fed ha alzato i tassi di 25 punti base, in linea con le aspettative del mercato e il loro dot plot ha continuato a riflettere un tasso terminale del 5,1%. Nella prima riunione del FOMC della Fed dal crollo di SVB, si è camminato sul filo del rasoio tra l'essere troppo restrittivi nella loro lotta all'inflazione e il timore di cambiare approccio troppo presto. Sebbene la crisi bancaria regionale ha fornito motivi per fermarsi, il sistema finanziario è costruito sul senso di fiducia e sulla sicurezza. Un cambio di politica rischiava di dare la percezione che i problemi nel sistema bancario siano più sistematici. Il linguaggio della Fed si è concentrato sul fatto che il sistema bancario statunitense rimanesse ‘sano e resiliente’. Che cosa significa tutto questo? La stabilità dei depositi, piuttosto che la qualità del credito, è attualmente la principale preoccupazione. Gli strumenti di alta qualità, in particolare i buoni del Tesoro, sono al centro delle perdite non realizzate del sistema bancario. Ciò rende più efficaci gli interventi di liquidità da parte della Fed e significa che questa crisi bancaria è più facile da contenere e potrebbe creare opportunità di mercato in futuro”.

Per Antonio Cesarano, chief global Strategist di Intermonte, “l'incremento di 25pb pertanto appare ascrivibile in parte alla necessità di avvicinarsi ad un tasso terminale più vicino al 5% ed in parte anche alla volontà di segnalare che la Fed non è spaventata da quanto accaduto, per non dare un implicito segnale di allarme in caso di uno stop totale ai rialzi. Lo scenario basepertanto rimane quello di unterminal rate tra 5,25/5,50% con maggiore propensione al 5,25%, in considerazione dell’attesa che le condizioni finanziarie diventeranno progressivamente più restrittive dopo le recenti turbolenze, impattando in ultima istanza sulla domanda e progressivamente sul calo dell’inflazione”.

Secondo Eva Sun-Wai, gestore del Public Fixed Income team di M&G Investments, “la Fed ha riconosciuto che è segno che la politica monetaria più restrittiva si sta trasmettendo all'economia ma anche che non ha ancora fatto abbastanza per riportare l'inflazione sull'obiettivo del 2%. La decisione non è nemmeno sorprendente in rapporto alla BCE, che la scorsa settimana si è portata a +50 punti base: la Fed infatti è più avanti nel ciclo di rialzi (si suppone) e ha avuto una settimana in più per elaborare tutta la volatilità che ha colpito i mercati del credito negli ultimi giorni. Abbiamo anche assistito a un chiaro passaggio da un "atterraggio morbido o assente" a un "atterraggio duro", che la banca centrale potrebbe vedere come un sostegno al suo mandato e quindi non ha avuto bisogno di essere così aggressiva come i mercati avevano prezzato un mese fa. Anche prima della crisi bancaria, ero fermamente convinta che gli Stati Uniti avessero bisogno di una recessione per riportare l'inflazione al 2%, data la forza del mercato del lavoro e il permanere del contesto inflattivo. Se la banca centrale americana sia o meno la causa diretta della recessione è però un'altra questione: la politica monetaria agisce con un certo ritardo (e un ritardo maggiore nel mercato immobiliare con la sua struttura fissa a 30 anni rispetto ad altre economie con durate dei mutui molto più brevi), ma le condizioni di credito più rigide in futuro da parte delle banche probabilmente faranno parte del lavoro al posto della Fed”.

Anna Stupnytska, global economist di Fidelity International, spiega che "la funzione di reazione della Fed rimane il fattore cruciale per determinare il percorso da qui in avanti. Qualsiasi segnale di allentamento delle pressioni inflazionistiche e di rallentamento dei limiti del mercato del lavoro nelle prossime settimane rappresenterebbe la salvezza della Fed, consentendole di effettuare il tanto atteso cambio di rotta e di segnalare la fine del ciclo. Se l'inflazione resterà elevata, la Fed tenterà probabilmente di continuare la politica di separazione degli strumenti per destreggiarsi tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria, cercando di convincere i mercati che non c'è alcun compromesso tra le due. Ma dato il ruolo dei mercati e del sentiment nella trasmissione delle politiche, questo trade-off è vivo e vegeto, e se dovesse diventare ancora più netto, i mercati metteranno alla prova la Fed fino a quando, alla fine, eserciterà la 'Fed put'. Siamo ancora favorevoli a un atteggiamento prudente, espresso da un sottopeso sul credito e da un sovrappeso sulla liquidità. La fine del ciclo di inasprimento della Fed si sta avvicinando e siamo consapevoli che ciò può potenzialmente provocare un rally di sollievo negli asset di rischio nel breve termine".

Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders, nota che "se fosse andata avanti con un rialzo di 50 punti base, ci sarebbe stato il rischio di esagerare e di essere accusati di aver aggravato la situazione e innescato una recessione. La Fed ha invece scelto una via di mezzo e Powell ha sottolineato di ritenere il settore bancario sano e ben capitalizzato, pur rilevando che l'impatto complessivo sull'economia non è noto. Le proiezioni dei futuri tassi d'interesse (dot plot), ampiamente seguite, sono scese solo di 25 punti base. Sia il FOMC che i mercati prevedono un ulteriore rialzo a maggio, ma sul futuro le view sono diverse: i membri del FOMC prevedono tassi fermi fino al 2024, mentre il mercato si aspetta un taglio di 50 punti base entro la fine di quest'anno".  

Tony Rodriguez, head of fixed income strategy di Nuveen, evidenzia che "nel contesto attuale le prospettive economiche e di politica monetaria restano altamente incerte. Prevediamo che il sistema finanziario statunitense eviterà una crisi più profonda, ma le condizioni di finanziamento dovrebbero irrigidirsi ulteriormente. Poiché l'inflazione resta un problema per la Fed, ci aspettiamo almeno un altro rialzo dei tassi nel corso dell'anno. L’insieme di questi fattori potrebbe pesare ulteriormente sulla crescita nei prossimi trimestri. Anche se non vediamo un uragano all'orizzonte, è probabile che il 2023 continui a essere caratterizzato da turbolenze periodiche. Gli investitori farebbero bene a proteggersi".

Andrea Siviero, investment strategist di ETHENEA Independent Investors, ricorda come "dopo il ciclo di inasprimento più aggressivo degli ultimi 40 anni, la Fed abbia in parte raggiunto il proprio obiettivo di riduzione della domanda, ma non ha ancora terminato il suo compito e i rischi di recessione sono decisamente aumentati. Per evitare un grave crollo congiunturale, la banca centrale statunitense ha gradualmente ridotto il ritmo dei rialzi, ma continuerà probabilmente ad aumentare il costo del denaro fino all'estate in attesa di osservare le ripercussioni complessive della sua politica. Un soft landing resta possibile ma sarà difficile orchestrarlo, e la strada in tale direzione è irta di ostacoli. L'inflazione nel terziario resta elevata e la Fed necessita di maggiori prove di disinflazione prima di interrompere i rialzi di tassi. La recente crisi bancaria causerà inevitabilmente un inasprimento degli standard di credito che, combinati ad una ulteriore stretta della politica monetaria potrebbe spingere l'economia statunitense nella recessione".

Tiffany Wilding, North American Economist e Allison Boxer, Economist di PIMCO, prevedono che "nel corso del tempo, riteniamo che le sfide contrastanti che i funzionari della Fed hanno affrontato nella riunione di marzo finiranno per far pendere l'ago della bilancia verso una crescita più debole e un'inflazione con il tempo più bassa. Le banche regionali e comunitarie più piccole sono particolarmente importanti per fornire credito alle piccole imprese, che a loro volta rappresentano circa il 50% dell'occupazione complessiva degli Stati Uniti. Poiché l'economia rallenta a causa delle condizioni di credito più rigide, riteniamo che le piccole e medie imprese (PMI) siano un canale chiave attraverso il quale questa perturbazione potrebbe ripercuotersi sui mercati del lavoro e sull'inflazione (con un certo ritardo). Di conseguenza, riteniamo che la Fed sia alla fine del ciclo di rialzi o quasi. Tuttavia, questo non significa necessariamente che la Fed si orienterà rapidamente verso un allentamento. Infatti, i tempi e la velocità di un eventuale ciclo di riduzione dei tassi dipenderanno probabilmente dalla rapidità con cui l'economia reale risponderà alla recente stretta". 

Daleep Singh, chief global economist, PGIM Fixed Income, rileva che "discutendo i recenti sviluppi del settore bancario, non possiamo fare a meno di rimanere perplessi di fronte alla continua enfasi del Presidente della Fed Powell sul fatto che 'tutti i correntisti sono al sicuro" quando, quasi nello stesso momento, il Segretario al Tesoro Yellen ha dichiarato al Congresso che l'assicurazione sui depositi senza massimale 'non è qualcosa che abbiamo preso in considerazione'. Senza una chiara copertura governativa per i correntisti non assicurati delle banche di medie dimensioni (oltre il 40% del totale delle banche di medie dimensioni nel quarto trimestre del 2022), la probabilità che le tensioni continuino e si intensifichino rimane elevata. In effetti, come ha riconosciuto il presidente Powell, l'entità e la persistenza dello shock del settore bancario sull'economia reale rimangono molto incerte, mettendo in dubbio la convinzione che non saranno necessari tagli dei tassi per quest'anno. La nostra previsione rimane che il rialzo odierno sarà probabilmente l'ultimo di questo ciclo e che la coda lunga dell'attuale shock del settore bancario costringerà la Fed a tagli dei tassi di 50-75 punti base entro fine anno".

Scondo Dave Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, "la Fed sta girando intorno alla pista di atterraggio, preparandosi ad atterrare in questo ciclo di inasprimento storicamente aggressivo. Le recenti turbolenze hanno ostacolato quello che sembrava un atterraggio morbido, suggerendo inizialmente un volo più lungo, mentre ora la pista di atterraggio appare illuminata. Il "punto" mediano è rimasto invariato rispetto a dicembre, anche se Powell aveva sostenuto dinanzi al Congresso una maggiore probabilità di un aumento dei tassi terminali, pochi giorni prima del fallimento della SVB. Tuttavia, l'atteso ulteriore inasprimento degli standard di prestito, causato dagli attuali problemi bancari, andrà ad aggiungersi al rapido inasprimento della Fed sostenuto fino ad oggi, i cui effetti si faranno sentire sull'economia reale nei prossimi mesi/trimestri. I mercati hanno lanciato avvertimenti rispetto a un possibile errore politico per mesi, e i servizi di salvataggio restano quindi in attesa per quello che potrebbe ancora rivelarsi un percorso accidentato".

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